top of page
MAURIZIO VITIELLO "IPERPOP"

Maurizio Vitiello

Le redazioni evocative di Nicola Morea Napoli/Roma, 2003​

 

 

Le redazioni evocative di Nicola Morea intendono riverberare il sorgere dell’uomo e i lumi delle civiltà, che hanno illuminato il nostro pianeta. Il ritmo di segni affabulanti, che interpreta insieme realtà ed astrazione, e corrobora il ricordo, che detta stesure.

Una scrittura della terra, articolata in segnature, colori e materia, introduce alle pagine di un originale partitura cromatica. Nicola Morea é un bravo artista che raccoglie le sue intenzioni in una pittura ben organizzata da fini cromatismi, variamente impostata per impatti ed organicamente manipolata per accogliere fluidità ed innervazioni. Il suo amore verso la natura, in particolare quella pugliese, e la sua passione per la vita sostanziano una produzione epifanica. Trame e orditi compongono una tessitura, che accetta anche echi estremi della natura. La pittura di Nicola Morea invade una misurata spazialità, tesa ad accogliere vibrazioni, percezioni e sensazioni. L'artista sperimenta il caleidoscopio dei colori ed elogia la materia e su ogni tela inserisce una rete di emozioni, segmentata da silenzi e ricordi. Da una parte forme aperte inseguono filamenti ed, in controtendenza, impasti nervosi increspano tele o tavole. E' una pittura di andirivieni, che suggerisce itinerari della memoria e crocevia di attualità, ma appunta, in sintesi, riflessi della vita e ricalca sull'inquietudine percorsi, umori precipitati e trasversali esperienze. Il "far pittura" di Nicola Morea non é un mero esercizio di pennello, ma un favorito percorso mentale legato a un telescopico giro d'orizzonte. Le composizioni di Nicola Morea rivelano un dettato di frammenti di vita e di veloci pensieri, condito di spedita sincerità.

 

Nelle redazioni pittoriche, da cui emergono robuste evocazioni, sono distribuite forti dualità e sintetiche molteplicità. Ogni tela é caratterizzata da ventagli estetici, che inclinano umori ed atmosfere, e tutte le elaborazioni, su cui s'intercalano variazioni cromatiche, evidenziano campiture vivide. Nicola Morea sviluppa il suo senso della realtà e con mille approfondimenti insegue, in un gioco sottile, mille sfaccettature dell'illusione. Nicola Morea é un pittore che con gesti semplici, segni distinti, smalti pieni, governati da scale pittoriche, risponde alla fantasia ed al richiamo stregato della poesia. I suoi richiami psichici volano alti ed incontrano, grazie al disegno e alla pittura, la memoria e il desiderio febbricitante di disegni futuri. Le opere di Nicola Morea sottolineano positività, serenità, ma anche sussulti emozionali e tensioni esistenziali. L'artista accoglie e seduce il fruitore su spaccati" informali, lì dove sosta un linguaggio sicuro. Nicola Morea vive il quotidiano e il divenire dell'umanità, che Segue e dipinge attualità, storia, respiro dell'uomo e della donna. Le problematiche dinamiche che l'umanità affronta, ogni giorno, devono essere indagate e stagliate all'orizzonte del delirio o ai confini dell'intimo. Ed, allora, Nicola Morea é pittore del tempo che scorre, artista dell'idea che insegue un'idea migliore. La sua volontà di possedere la realtà, che l'attraversa, non limita la sua voglia di stendere colpi informali. L'artista assorbe e coniuga in uno spazio teorico e, grazie a tocchi, raffina il passo degli andamenti cromatici e della sua vita, che s'addensa e scivola. 

Michele Campione

Nicola Morea e la ricerca in pittura

 

Quando si parla della ricerca in pittura, dell'impegno che molti artisti proiettano nello sperimentare nuovi itinerari espressivi non si può fare a meno di ricordare uno dei detti attribuiti al pittore francese Renoir a proposito dell'impressionismo. Si attribuisce a Renoir questa icastica definizione del grande movimento pittorico di fine Ottocento: "Una mattina uno di noi rimasto senza nero, si servi del blu.

Era nato l'impressionismo". Ironia a parte la ricerca in arte e in particolare in pittura appartiene proprio ad epoche convulse come le nostre, a società complesse come é quella che ci appartiene storicamente e che richiede dagli artisti in genere la sapiente gestione della complessità per evitare che una sorta di spontaneismo storico accompagni o segua il fluire dei tempi storici. Uno degli artisti pugliesi che con maggiore intensità di altri ha dedicato tempo e spazio alla ricerca pittorica é Nicola Morea che in questa rassegna presenta momenti particolari e sommamente interessanti delle sue peregrinazioni concettuali e di rappresentazione sul versante della pittura contemporanea.

Spirito inquieto per se stesso, indagatore di orizzonti multipli e anticipatori, pronto a sperimentare direttamente momenti pittorici d'avanguardia e riflessioni semantiche Nicola Morea potrebbe far sua la definizione che il critico Kraus ha attribuito alla ricerca pittorica e cioé che "l'arte é ciò che il mondo diventerà, non ciò che il mondo é". Ecco, il futuribile che parte dall'oggi. Le proiezioni sugli scenari che saranno a mezzo dei presupposti odierni.

 

La sensibilità e la fantasia attuali al servizio della creatività futura. E proprio quello che Nicola Morea sta felicemente sperimentando con la sua pittura, Le opere meno recenti che risalgono comunque alla fine degli anni novanta sono quelle con una intitolazione particolare come "Percorsi stellari", "Icone" e "Graffiti". Sono opere nelle quali globalmente prevale l'uso del colore, la ricerca di soluzioni cromatiche, una certa operazione da "painting, una tavolozza brulicante di interrelazioni che entrano ed escono dal dipinto. Ci sono poi momenti nei quali il colore predomina e gioca il suo ruolo addirittura con trame cromatiche da rococò. Altri invece vedono emergere e contraddistinguere il significato del dipinto nel reticolo delle trame che disegnano appunto graffiti senza logica magari ma suggestivi, che spalancano finestre sull'universo con percorsi stellari che piacerebbero alla Enterprise e, alla serie Star Trek. I pregi di questa operazione derivano dalla scelta degli accostamenti di colore, dal sapiente uso della tavolozza, da una diffusa creatività. Le opere più recenti, dello scorso anno per intenderci, giocano su due versanti, il primo è quello del colore che si fa più vibrante, acquista un autoritario ruolo da protagonista, si muove e si offre alla valutazione di chi osserva o semplicemente guardi i lavori esposti, con una perentorietà che deriva forse dalla consapevolezza dei risultati raggiunti dall'artista. L'altro versante potrebbe essere definito quello della "soggettività cromatica". Il colore percorre altri itinerari, affronta e propone altre e diverse soluzioni, si interseca per valloni e fenditure come il fiume incandescente di magma che fuoriesce dall'Etna, oppure predilige accostamenti di vastissimi territori, come parti del globo terreste visto dalle lontananze siderali dei satelliti. C'é qualcosa perfino di inquietante,comunque di forte impatto, in queste opere che spingono al massimo sul pedale della ricerca. Infine il polittico della "Quattro stagioni". C'è una magmatica accensione di rossi nella descrizione dell'inverno, che lascia attoniti e perplessi.

 

La struttura compositiva delle altre tre opere che si riferiscono appunto al polittico, sono pressocché identiche ad indicare forse una continuità logica, emotiva di rappresentazione tra un periodo e l'altro dell'anno: l'estate ha i clamori solari, la grande luce abbacinata. Il giallo che domina. Anche l'Autunno è giallo come l'estate ma c'è come un qualche sintomo di decadenza che si coglie tra i blu ed i gialli dell'Autunno. Infine la Primavera ha un andamento più lirico con la presenza del tenue verde che riporta alla immagine di prati senza fine. Nicola Morea ogni volta riesce a sorprenderci per la vivacità di espressione, per i risultati della ricerca che è in grado di presentare, per l'impegno e la passione che mette nella sua inesauribile ricerca. Forte appunto come una passione travolgente.

Maria Grazia Todaro

La pittura scolpita di Nicola Morea

 

 

I dipinti astratti di Nicola Morea rappresentano forse ciò che è più importante per la rivelazione del suo mondo interiore , e non solo come artista

Come una storia d'amore, il suo diviene un confronto tra i colori degli smalti e la reazione spontanea della tela bianca vuota e con quella libertà di intenti slegata dagli schemi usuali.

Il processo che segue non ha nessun insieme formale di regole, non ha legami con gli script del colore o della struttura, ma lascia alla sua intuizione il compito di aprire la strada.

Il suo obiettivo è quello di scatenare un intenso desiderio di rapportarsi con l’universo attraverso bellissime sfumature capaci di suggerire immagini e di dare vita a forme che evocano pensiero ed emozione.

Il viaggio stesso verso l’infinito è il punto e lo scopo di esprimere ciò che gli sta accadendo internamente tramite i segni esteriori di gocce di smalti su tela, strato su strato.

I risultati di questo viaggio sono vividi sulle sue tele astratte, che lentamente si modificano attraverso quelle colate di vernice come rivoli caldi di una candela che si scioglie.

Immagini sofisticate sono il risultato di una combinazione di falde di linee, dove il gesto, e la fisicità dei suoi supporti invasi ,si mostrano in forme di impasto abili, gocciolanti di smalti e come tappeti di abluzioni di colore.

A volte la vernice è così densa e stratificata che si può vedere il colore che emerge dalle profondità del quadro e capire come i colori si sono organizzati in un 'opera finita

Tuttavia il lavoro di Morea raramente si astrae da qualcosa di specifico nel mondo materiale, e anche se spesso contiene riferimenti al paesaggio rurale o al paesaggio urbano, e altri ricordi della sua esperienza, si esprime ora in vortici impetuosi,ora come in fuochi di artificio che spingono verso l’alto,ora come in soffi di vento impalpabili sulla cima di svettanti montagne,ora come cellule al microscopio in aggregazione,ora come in forme di serpenti immaginari e immisurabili tra verdi prati

Alcune altre tele sono invece come una rappresentazione dell'oceano che da lontano appare vasto e subito dopo rivela da vicino le onde in movimento pronte a schiantarsi.

Le forti composizioni verticali evocano contemporaneamente movimento e immobilità.

Ma soprattutto l’Artista fa uso del colore emotivo per le sue forme astratte con la certezza di plasmare metafore visive di vita contemporanea.

Metafore che contengono anche elementi di quell’equilibrio sul confine tra astrazione e rappresentazione. con la consapevolezza del movimento della sua pennellata che trafigge e che cattura ogni dettaglio come un coltello che intaglia il colore ,come una spada sulla tavolozza.

Questi "scavi" lasciano una linea.. un colore intentato.

Ogni pittura "scolpita" mostra un nuovo aspetto della posizione meditativa dell'artista,e del suo rapportarsi con la vita.

Toti Carpentieri

SEGNI E SCRITTURE SULLA TERRA - Alla ricerca delle origini dell 'arte

 

 

Il fermarsi a riflettere, talvolta e ben oltre la specificità delle occasioni: un libro o anche una importante rassegna espositiva, risulta essere una delle operazioni artistiche più consuete all'interno di quella particolare aura che, con un sol termine, potremmo definire "evocativa”. E ciò, nonostante che possa considerarsi nella più ampia normalità anche il suo opposto, non fosse altro che per tutto un insieme di situazioni/motivazioni legate al tempo ed alla sua fugacità. Ma al di là dei pretesti, perché non andare alla ricerca delle fonti della creazione e dell'espressività, e del ruolo del ricordo?

E proprio sulle citazioni e sui riferimenti Nicola Morea lavora da tempo, attratto com'é dal fascino delle cose naturali ed ancor più da certi richiami geografici che sono al tempo medesimo emozioni, forme e colori. Così l'essere legato ad una personale e particolare visione naturalistica definisce ed identifica i caratteri essenziali - stilistici perfino - della sua pittura, facendo sì che la superficie del quadro si popoli del ritmo dei segni riproponendo quasi, tra realtà ed astrazione, quella "scrittura della terra" così percepibile vuoi dalla parte dell'occhio che da quella del cuore. Accade, allora, che l'artista possa partire da precise e riconosciute conformazioni geografiche - le Murge, ovviamente - o meglio dal loro richiamo e dalla loro suggestione emotiva, per sviluppare una precisa narrazione per immagini.

E l'occhio quale strumento dì conoscenza fa sì che l'immenso archivio della memoria sì attualizzi in una articolazione disegni, di colori e di materia, ovvero di tracciati che si dipanano quali nastri dapprima e quindi in una organica sequenza paesaggistica che si caratterizza secondo una ricca gamma cromatica nella quale i colori si accostano per campi e stratificazioni, ricostruendo la rappresentazione o forse il suo stesso ricordo.

La materia, poi, si addensa occupando ancor più la superficie e lo spazio, consentendo ai "frammenti" di aggregarsi e conferendo alle opere una precisa organizzazione formale leggibile sempre come paesaggio : immagini dettate da un forte istinto creativo, talvolta perfino bizzarro, che divengono messaggi o meglio risposte alle tante sollecitazioni mnemoniche, in una libertà creativa articolata secondo impasti cromatici, pennellate di colore, tracce a rilievo e quindi trasparenze. In una sorta di grande sinfonia policroma sempre più coinvolgente. Ma l'attenzione di Nicola Morea va ben oltre il ristare dell'attivo e la fugacità dell'occasione, e l'itinerario di forme e di colori - quel muoversi tra le terre e il mare di una Puglia conosciuta ed amata - si determina in un ulteriore rincorrersi di gesti e di segni creativi, conferendo al racconto finanche una sua particolare astrazione, secondo grovigli che possono leggersi come trascrizioni insolite di dati sensoriali ed improvvise percezioni di forme, distinguibili solo in un magico punto di incontro tra segmentazioni e cromie compatte, tra formale e informale, tra corpose volute materiche e simboli antropologici occultanti. Quasi nella riscoperta di un geocentrismo che va ben oltre il luogo in quanto tale, per concretarsi in tutte le forme possibili della poesia. Continuando, cosi, in quell'infinito viaggio verso le origini del l'arte.

Paolo Levi

 

Nicola Morea è pittore sapiente che guarda al Museo Internazionale dell'informale lirico.

La sua esecuzione tonale gioca su contrappunti armonici e suadenti, rivelando una intenzione poetica solo apparentemente istintuale, in realtà assai calibrata.

Paolo Levi ( 2014 )

 

                                                         _________________________________________________________________

 

 

LA PITTURA DI NICOLA MOREA SI ARTICOLA FRA UNA RAGIONE COMPOSITIVA E UN IMPULSO EMOZIONALE CHE, CONCILIANDOSI IN UNA VISIONE EQUILIBRATA, PERMETTE ALL’ARTISTA DI SVILUPPARE UNA SUA IDENTITA’ STILISTICA, CHE SI PRECISA SIA IN COMPOSIZIONI DI APPARENZE PAESAGGISTICHE, SIA IN UN INFORMALE PURO E SEGNICO.

 

NEL PRIMO CASO VENGONO EVOCATI SPAZI DISTESI O ORIZZONTI PROFONDI, DOVE NON C’E’ QUASI RICONOSCIBILITA’, MA SOPRATTUTTO CONTRASTI COLORISTICI, DOVE LE MASSE PIGMENTOSE SI DISPONGONO ALTERNATIVAMENTE IN NETTE MONOCROMIE, O IN SUPERFICI RUGOSE E MATERICHE SOVENTE PERCORSE DA MACCHIE, SEGNI E CONTORNI ALLUSIVI.

NEL SECONDO CASO, IL GIOCO CHE SI INSTAURA FRA SOTTILI ED ELEGANTI GRAFISMI E SAPIENTI ACCOSTAMENTI DI TONI E CONTROTONI, TENDE IDEALMENTE A ESPANDERSI OLTRE I CONFINI DELLO SPAZIO PITTORICO, CHE APPARE COPERTO DA UN IMPASTO DI CONSIDERVOLE SPESSORE E DA UNA TAVOLOZZA VIBRANTE E VARIEGATA.

LE COMPOSIZIONI INFORMALI DI MOREA MANTENGONO TUTTAVIA UN’ORGANIZZAZIONE SPAZIALE CHE RIMANDA CON EVIDENZA ALLE SPERIMENTAZIONI PIU’ PRETTAMENTE DESCRITTIVE. UNA MAPPA SQUISITAMENTE MENTALE SI SVELA INFATTI DIETRO LA TRAMA DI QUESTE OPERE, DOVE L’IDEA DI UNA RAPPRESENTAZIONE AMBIENTALE NON E’ TANTO SUGGERITA DALL’IMPAGINATO APROSPETTICO, QUANTO PIUTTOSTO DALLA ORDINATA E RAZIONALE ORGANIZZAZIONE TRA FORME E COLORI.

 

INFINE , SE L’USO DI PROCEDIMENTI PITTORICI LEGATI ALLA GESTUALITA’ AVVICINANO L’ARTISTA A CERTE ESPRESSIONI DELL’ACTION PAINTING AMERICANA, TUTTAVIA NON CI SONO AUTOMATISMI SCRITTURALI NELLE LINEE SOTTILI E NEI TRATTI CHE SI CONIUGANO IN STRUTTURE BEN DIFFERENZIATE E CALIBRATE NEI RAPPORTI TONALI. E NEPPURE SONO CASUALI I RETICOLI E LE STRATIFICAZIONI DEI SEGNI CHE IN MOLTI LAVORI CREANO PROFONDITA’ CAOTICHE E PERTURBANTI, DOVE LO SGUARDO SI ADDENTRA ALLA RICERCA DI UN FONDO NON VISIBILE.

PAOLO LEVI  ( NOVEMBRE 2009 )

MICHELE CAMPIONE"IPERPOP"
MARIA GRAZIA TODARO "IPERPOP"
TOTI CARPENTERI "IPERPOP"
PAOLO LEVI"IPERPOP"

Critici e Recensioni
"Iperpop"

bottom of page